Quando ha visto il piccolo Vincent scivolare sulle rocce e cadere nel fiume Kaweah, Victor non ci ha pensato un attimo: è scattato come una molla e si è gettato in acqua per afferrarlo. In quel momento non gli importava se non sapeva nuotare e se quel tuffo poteva significare morire: in qualche modo si sarebbe arrangiato, l’unica cosa importante era salvare la vita del suo amico di cinque anni. Pur annaspando vistosamente, è riuscito con la forza della disperazione ad afferrare Vincent e a tenerlo a galla mentre arrivavano altre persone a dar man forte, senza pensare a sé. Poi, quando il bimbo è stato afferrato da mani sicure, è crollato ed è stato trascinato via dalla corrente impetuosa che lo ha travolto: poco dopo lo hanno trovato morto.
La tragedia è avvenuta sabato scorso al Sequoia National Park, in California, vicino a Three Rivers, dove Victor Mozqueda, che aveva solo 22 anni, stava facendo un’escursione con i genitori del piccolo Vincent Gonzalez, che sono amici di famiglia. «È stato il primo a saltare in acqua per salvare Vincent anche se non sapeva nuotare – ha scritto uno dei suoi familiari sulla pagina GoFundMe avviata per raccogliere fondi per il funerale – In qualche modo è riuscito a mettersi il bimbo a cavalcioni per tenergli la testa fuori dall’acqua e farlo respirare, mentre lui invece era sott’acqua. Non abbiamo idea di come ci sia riuscito, né dove abbia trovato la forza per non lasciare andare il bambino e salvarsi la vita».
Vincent, portato al Valley Children’s Hospital in elicottero in condizioni critiche, è stato dimesso lunedì ed è tornato alla sua vita di sempre. Una vita che, d’ora in poi, sarà legata per sempre in modo indissolubile a Victor, il suo angelo custode che dell’ultimo atto della sua esistenza ha mostrato a tutti a cosa possano arrivare l’amicizia e l’altruismo.
Quella di sabato è la seconda tragedia in sole due settimane nel parco: il 10 giugno un 36enne di Los Angeles è morto annegato in quello stesso tratto del fiume Kaweah. “Con l’aumento delle temperature – sottolinea il ranger Elizabeth Dietzen – i fiumi appaiono molto invitanti, l’ideale per fare un bagno. Invece è bene starne alla larga, perché in certi punti sono freddi e la corrente è impetuosa e pericolosa”.
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