Italiae et Ecclesia

Vivi un momento di profonda sofferenza? Queste parole di Padre Pio ti saranno di grande sostegno

Il tempo più ben speso è quello che si spende nella santificazione dell’anima altrui.

Il tempo speso per la gloria di Dio e per la salute dell’anima, non è mai malamente speso.

O quanto è bello il volto del nostro dol­cissimo Sposo Gesù! O quanto sono dolci i di Lui occhi! O che felicità è lo stare vicino a Lui nel monte della Sua gloria!

Là dobbiamo collocare i nostri desideri, le nostre affezioni, non già nelle creature, nelle quali o non vi è bellezza, o se vi è, discende dall’alto.

Non ti affaticare intorno a cose che gene­rano sollecitudine, perturbazioni ed affanni. Una sola cosa è necessaria: sollevare lo spirito ed amare Dio.

Dio carità – amore – grazia Provvidenza

Il perno della perfezione è la carità: colui che vive di carità, vive in Dio, perché Dio è carità, come disse l’Apostolo.

Mancare di carità è come ferire Iddio nella pupilla del Suo occhio. Che cosa è più delicata della pupilla dell’occhio?

Mancare di carità è come mancare contro natura.

Chi offende la carità offende la pupilla déll’occhio di Dio.

La carità che non ha per base la verità e la giustizia, è carità colposa.

La Divina Bontà non solo non rigetta le anime pentite, ma va in cerca anche delle anime ostinate.

Il Cuore del nostro Divin Maestro non ha legge più amabile di quella della dolcezza, dell’umiltà e della carità…

Ponete spesso la vostra confidenza nella Divina Provvidenza, e siate certi che passeran­no più presto il cielo e la terra che il Signore mancherà di proteggervi.

La carità è la regina delle virtù. Come le perle sono tenute insieme dal filo, così le virtù dalla carità. E come se si rompe il filo le perle cadono, così, se viene meno la carità, le virtù si disperdono.

La beneficenza da qualsiasi parte essa venga è sempre figlia della stessa madre, cioè la provvidenza.

Siamo noi sufficienti a formare un desi­derio santo senza la grazia? Certo che no. Questo ce lo insegna la fede.

Se in un’anima non ci fosse altro che la brama di amare il suo Dio, già c’è tutto, perché Dio non è dove non è il desiderio del suo amore.

Io so che nessun’anima può amare degna­mente il suo Dio, ma quando quest’anima fa tutto il possibile da parte sua e confida nella Divina Misericordia, perché Gesù dovrà riget­tare questo spirito? Non ci ha Egli comandato di amare Dio secondo le nostre forze? Dun­que se voi avete dato e consacrato avete tutto a Dio, perché temere? Forse perché non si può fare di più? Ma Gesù non richiede, non vuole l’impossibile! E d’altronde voi dite al nostro buon Dio che faccia Lui stesso quello che voi non potete fare e rimarrà contentis­simo di voi, dite a Gesù: Vuoi maggiore amore da noi? io non ne ho più. Dammene ancora e te l’offrirò! Non dubitate, Gesù accetterà l’offerta, statene tranquille.

Ti affanni a cercare il sommo bene: ma in verità è dentro di te e ti tiene disteso sulla nuda Croce, alitando forza per sostenere il martirio insostenibile e, ancora, per amare amaramente l’Amore.

I mali sono figli della colpa, del tradimen­to che l’uomo ha perpetrato verso Dio… Ma la misericordia di Dio è grande… Un solo atto di amore dell’uomo verso Dio ha tanto valore ai suoi occhi ch’Egli stimerebbe ben poca cosa il ripagarlo col dono di tutta la creazio­ne… L’amore non è altro che la scintilla di Dio negli uomini… l’essenza stessa di Dio impersonata nello Spirito Santo… Noi povere creature, dovremmo dedicare a Dio tutto l’amore di cui siamo capaci… Il nostro amore, per essere adeguato a Dio, dovrebbe essere infinito, ma purtroppo solo Dio è infinito…

Tuttavia dobbiamo impiegare tutte le no­stre energie nell’amore, così che il Signore un giorno possa dirci: Avevo sete e tu mi hai dissetato; avevo fame e tu mi hai sfamato; soffrivo e tu mi hai consolato…

Iddio può rigettare tutto in una creatura concepita in peccato e che ne porta l’impron­ta indelebile ereditata da Adamo, ma non può assolutamente rigettare il desiderio sin­cero di amarLo.

L’umiltà e la carità vanno di pari passo. L’una glorifica e l’altra santifica.

L’umiltà e la carità sono le corde maestre, tutte le altre sono dipendenti da esse: l’una è la più bassa, l’altra la più alta: la conser­vazione di tutto l’edificio dipende dal fonda­mento e dal tetto.

Se si tiene il cuore indirizzato nell’eser­cizio di queste, non s’incontreranno poi dif­ficoltà nelle altre. Queste sono le madri delle virtù, quelle le seguono come fanno i pulcini colle loro madri.

Dì anche tu e sempre al dolcissimo Signo­re: voglio vivere morendo, perché dalla morte venga la vita che non muore e aiuti la vita a risuscitare i morti.

Devi piuttosto umiliarti davanti a Dio anzi che abbatterti di animo, se Egli ti riserba le sofferenze del Suo Figliolo e vuol farti esperimentare la tua debolezza: tu devi ele­vare a Lui la preghiera della rassegnazione e della speranza, anche allor che per fragilità si cade, e ringraziarLo dei tanti benefici di cui ti va arricchendo.

Bacia spesso con affetto Gesù e Lo ricom­penserai del sacrilego bacio dell’apostolo in­fido: Giuda.

Procurate di avanzare nella carità: allarga­te il vostro cuore con fiducia ai divini carismi che lo Spirito Santo è intento a versare in esso…

Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare molto, quanto spargere il seme in un buon campo, e quando questo seme diventerà pianta, ci stia molto a cuore di vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle.

Non hai tu da tempo amato il Signore? Non Lo ami tutt’ora? Non brami di amarLo per sempre?

Dunque nessun timore.

Anche ammesso tu avessi commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: ti sono rimessi molti peccati perché molto hai amato.

Soffri, è vero, ma con rassegnazione e non temere perché Dio è con te; tu non L’offendi, ma L’ami: soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te.

Gesù non ti ha abbandonato quando tu sfuggivi da Lui; molto meno ti abbandonerà adesso che vuoi amarLo.

L’umiltà e la purezza dei costumi sono ali che elevano fino a Dio e quasi ci divinizzano. Ricordalo: è più vicino a Dio il malfattore che ha vergogna di operare il male che l’uo­mo onesto il quale arrossisce di operare il bene.

Devi avere sempre prudenza ed amore. La prudenza ha gli occhi, l’amore le gambe. L’amore che ha le gambe vorrebbe cor­rere a Dio, ma il suo impulso di slanciarsi verso di Lui è cieco, e qualche volta potrebbe inciampare se non fosse guidato dalla pru­denza che ha gli occhi.

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La prudenza, quando vede che l’amore potrebbe essere sfrenato, gli presta gli occhi. In tal modo l’amore si trattiene e, guidato dalla prudenza, agisce come deve e non come vorrebbe.

Il grado sublime dell’umiltà è non solo il riconoscere la propria abbiezione, ma amarla. Ho eletto, dice il profeta, di essere abbiet­to in casa di Dio, piuttosto che abitare nei tabernacoli dei peccatori.

Il troppo parlare non è mai esente da peccato.

Bisogna saper confidare: vi è il timore di Dio e il timore di Giuda.

La troppa paura ci fa operare senza l’amo­re e la troppa confidenza non ci fa conside­rare il pericolo che dobbiamo superare.

L’una deve dare la mano all’altra e pro­cedere come sorelle.

Così bisogna sempre fare, poiché se ci accorgiamo di aver paura o di temere troppo, dobbiamo allora ricorrere alla confidenza, se confidiamo eccessivamente, dobbiamo invece avere un po’ di timore, perché l’amore tende all’oggetto amato, ma nell’avanzare è cieco, non vede, ma la santa paura lo illumina.

Nessuno è giudice in causa propria.

Nel tumultuare delle passioni e delle avverse vicende ci sorregga la cara speranza della Sua inesauribile misericordia: corriamo fidenti al tribunale di penitenza, ove Egli con ansia di Padre in ogni istante ci attende e, pur consapevoli della nostra insolvibilità dinanzi a Lui, non dubitiamo del perdono solenne­mente pronunziato sui nostri errori. Poniamo su di essi, come ce l’ha posta il Signore, una pietra sepolcrale.

Le porte del Paradiso sono aperte per tutte le creature: ricordati di Maria di Magdala.

La misericordia del Signore, figliolo, è infinitamente più grande della tua malizia.

Chi dice di amare Dio e non sa frenare la propria lingua, la religione di costui è vana.

Dio non opera prodigi dove non c’è fede.

Scuotiamoci, perché l’indolenza si man­gia tutto, si, l’indolenza si mangia completa­mente tutto.

Cercar, si, la solitudine, ma con il pros­simo non mancar di carità

Dio si serve soltanto, quando si serve come Egli vuole.

Dovete sforzarvi di dare gusto a Dio solo, e contento Lui, contenti tutti.

Il gaudio del Divin Spirito informi i vostri cuori e quello di tutte le anime che vogliono essere fedeli alla Sua grazia.

Dunque state pur tranquille sulla esisten­za della divina carità nei vostri cuori. E se questa vostra brama non è saziata, se a voi sembra di desiderare sempre senza giungere a possedere l’amore perfetto, tutto questo significa che voi non dovete mai dire basta, vuol dire che non possiamo né dobbiamo fermarci sulla via del divino amore e della santa perfezione. Voi sapete bene che l’amore perfetto si acquisterà quando si possederà l’Oggetto di questo amore, dunque perché tante ansie e sconforti inutili? Bramate sem­pre e bramate con maggior confidenza e non temete.




Padre Pio

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