RIFLESSIONI DI QUARESIMA PER I PAPABOYS – Nel raccontarci la passione di Gesù, Giovanni ricorderà la profezia che dice “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37). Tale menzione ha la sua radice in quanto abbiamo letto domenica scorsa, nel parallelo tra il serpente di bronzo sul palo che, guardato salvava chi era stato morso dal serpente vero, e Gesù issato sulla Croce. È un vangelo che fa pensare alla relazione tra sguardo e fede, al nesso ineliminabile che esiste tra gli occhi del corpo e quelli del cuore. Gesù innalzato come il serpente nel deserto. Per alzare gli occhi, per pregare, occorre sentire il veleno nel corpo, occorre sapere che non v’è altro rimedio che uno sguardo. Sguardo che cerca, che desidera, che corre, che trepida. Sguardo che mentre vede, riconosce, perché non è più solo, quel male che ha dentro, fa verità e per questo guarisce. Chi fa la verità viene alla luce ci dice Gesù, ma spesso preferiamo le tenebre che nascondono meglio il veleno che ci attanaglia.
Penso alla densità dello sguardo che intercorre tra chi è moribondo e chi può salvare: una vita che chiede vita attraverso lo sguardo. Penso a certi occhi di bimbi, occhi che recano un desiderio così forte da spingere spesso noi a distogliere lo sguardo, incapaci come siamo di dare vita. Uno sguardo che si può quasi toccare, tagliare col coltello tanto è carico di speranza. Cosa cerca uno sguardo così? Cerca un uomo- Dio appeso ad una croce, cerca il volto di un Dio che si dona per amore, che si pone in basso colpito e messo a morte per poter esser visto da tutti e attirare tutti a sé. A volte penso che potrà comprendere quel comportamento solo il nostro sguardo consapevole di morte perché un veleno ci circola nel corpo. Ci viene promessa vita già oggi, oggi che mentre alzo lo sguardo mi ritrovo a sentire il veleno che se ne va via da me.
Di Don Mauro Leonardi