Il passato del pugliese Walter Durante, è costellato da molto odio, da violenza e prepotenza. Il suo essere era rispettato per paura, infatti già da ragazzo divenne un delinquente ed un mafioso e tutti a Taranto, lo conoscevano per gli atti criminali in cui veniva coinvolto. Sin da bambino, Walter espresse il desiderio di diventare un mafioso e quando lo diventò realmente, pensava di aver realizzato un sogno…. Un sogno che da subito si rivelò un vero e proprio incubo. Solo grazie all’incontro con Gesù, Walter oggi è un uomo libero che non semina più odio e paura in chi gli sta accanto ma che porta la sua storia come segno di testimonianza per dire a tutti che solo Gesù può salvarci dal baratro in cui noi stessi a volte cadiamo.
Oggi Walter Durante è sposato con Pamela e insieme hanno un bambino.
Ha scritto un libro in cui racconta la sua conversione dal titolo “Sarò un mafioso – dalla criminalità organizzata a Cristo”.
Walter perché desideravi diventare un mafioso?
Diciamo che a mettere questo desiderio nel mio cuore, è stata la situazione familiare di miseria e di fame che accompagnava me e la mia famiglia, sin dalla mia fanciullezza. Volevo dare subito una svolta alla mia vita e vivendo nella città di Taranto c’erano due possibilità: o fare il delinquente o vivere da benestante. Purtroppo la nostra realtà di vita non era benestante, l’unica soluzione che vedevo era fare il mafioso perché solo questo mi avrebbe permesso di vivere come desideravo io cioè nel lusso.
Sono cresciuto nella strada, commettendo qualsiasi tipo di reato. Infatti lasciai la scuola, perché preferivo fare qualcosa che mi facesse sentire già grande.
Hai trascorso la tua adolescenza in carcere. Hai avuto mai dei momenti in cui il tuo cuore si è sentito incatenato da quel tipo di vita in cui spesso ti trovavi coinvolto in prima persona in alcuni crimini?
Ho vissuto una vita molto combattuta. In me c’era quel desiderio vivo che mi portava a voler guadagnare tanti soldi anche commettendo reati e violenze, ma c’era un’altra parte di me che mi suggeriva a farlo in maniera onesta. Ho vissuto per tanti anni in una confusione totale, dentro di me vivevo una realtà tremenda. Nonostante poi, guadagnai tanti soldi e soddisfacevo tutti i miei piaceri, in me c’era sempre un combattimento che mi portava a vivere nell’ansia, nella paura e nella disperazione.
Ad un certo punto non sapevo più gestire la mia vita, né i miei pensieri e neanche le mie emozioni. Purtroppo si entra in questo stato di vita e devi adattarti a viverlo, nel momento in cui si decide di far parte del mondo della criminalità organizzata.
Diventasti un mafioso a tutti gli effetti nel momento in cui facesti il cosiddetto “patto di sangue”. Pensavi addirittura di aver realizzato un sogno?
Quando mi dissero che per entrare a far parte di questa organizzazione mafiosa dovevo fare il patto di sangue, nel momento in cui lo feci, mi sentii realizzato. Sapevo che dovevo affrontare delle situazioni e che dovevo fare un percorso ma allo stesso tempo ero motivato dal fatto che sarei diventato un vero e proprio mafioso circondato da tanti soldi, dal potere, dal lusso e circondato da tante donne. La mia aspirazione non si fermava solo nel fatto di essere un mafioso, ma volevo diventare addirittura un Boss.
Perché volevi incutere nelle persone, paura e non amore?
Perché la realtà che avevo vissuto da ragazzo, era veramente di miseria e dentro di me pensavo che la causa fossero le persone che ci chiudevano le porte in faccia. Di conseguenza dentro di me, è scattato un odio profondo verso tutta la gente, perché la ritenevo responsabile del mio fallimento.
Così iniziai a pretendere il rispetto, volevo essere temuto e onorato da tutti.
Tu avevi un fratello tossicodipendente, è vero che gli sparasti alle gambe?
Avevo un fratello che purtroppo cadde nella tossicodipendenza, anche lui come me, fu spinto dalla realtà familiare. Io lo ritenevo un essere inutile proprio perché cadde nel tunnel della droga, e ricordo che gli dicevo sempre che se voleva fare il delinquente poteva farlo nel modo in cui lo facevo io, facendosi rispettare fuori e portando a casa i soldi e il lusso anziché sofferenze legate alla droga.
Il tossicodipendente vive una realtà diversa, è un essere che giorno dopo giorno va morendo e io vedevo in mio fratello un fallito. Non volevo che la gente lo schernisse o lo prendesse in giro, e di conseguenza volevo che le persone dovevano avere paura e timore anche di lui.
Non pensavi mai, che tutto quello che stavi facendo era malefico e che poteva essere un enorme piaga per tua madre?
No, io pensavo che per mia mamma, la mia scelta di vita fosse stata la migliore. In quel momento, non riuscivo a capire a cosa andassi incontro, conducendo quel tenore di vita, pensavo soltanto a fare soldi, non pensavo assolutamente a cosa mi sarebbe potuto accadere, sarei potuto morire oppure avrei subìto una grande condanna.
Quando mi arrestavano, ed ero costretto a stare in carcere, per me era un vero periodo di riflessione perché mi rendevo conto che quella vita mi portava soltanto ad una sofferenza e ad un senso di abbandono. Infatti era tra le sbarre che mi rendevo conto di essere abbandonato dagli amici, per loro non eri più nessuno.
Tu sei stato il mandante di alcune sparatorie?
In un’occasione sono stato mandante di una sparatoria, ma non volevo uccidere le persone, comandai ai miei amici di ferire altri ragazzi. Non ero mai dell’idea di commettere omicidi perché non volevo morire in carcere con una condanna all’ergastolo. Ero amante della bella vita, volevo fare il mafioso ma senza uccidere nessuno , bensì facendo traffici di droga ed estorsioni. Quando invece si è coinvolti in conflitti a fuoco è una realtà diversa perché devi vivere guardandoti le spalle da tutto e da tutti.
Anche se devo dire che in alcune occasioni mi recai in determinati luoghi, con l’intendo di uccidere qualcuno, ma ringrazio Dio che non trovai mai il bersaglio stabilito.
Come hai incontrato Gesù nella tua vita e come ti ha tirato fuori dalle tenebre?
Quando incontrai Gesù, era l’anno 2000. Ero un cattolico non praticante, non conoscevo niente dell’ambito religioso e non mi era mai importato nulla.
Nell’anno 2000, mi trovavo in carcere e ricevetti la notizia della morte di mio fratello che morì per un overdose di eroina. Fu proprio quella notizia che si trasformò in una goccia che fece traboccare il vaso.
Andai al funerale scortato dalla polizia e vidi il viso di mia madre distrutto.
Tornai in carcere, e da solo chiuso nella mia cella, cominciai a riflettere su tutta la mia vita. Così una mattina, alzandomi dal letto, mi aggrappai alle sbarre della finestra, sentivo dentro di me tanta delusione, fallimento e tanta pura. Mi misi a gridare al Signore “ Se è vero che esisti, che puoi cambiare la vita delle persone, ti prego cambia la mia vita”.
Subito dopo, cominciai a chiedere a Gesù, perdono per tutto il male che avevo fatto, e continuavo a chiedergli un cambiamento reale della mia vita.
Adesso che vivi da uomo libero nella luce del Signore, hai mai avuto paura che qualcuno della tua precedente vita, venisse a cercarti?
Un po’ di paura c’è stata perché poi quando uscii dal carcere, vivevo ormai un’altra realtà di vita grazie a Dio. Quando in cella feci quella preghiera al Signore, da parte sua ci fu subito una risposta, in me ci fu un reale cambiamento.
Con semplicità raccontavo ai miei amici e anche ai miei nemici che incontravo, che Gesù ha cambiato la mia vita e che ormai ero un uomo diverso. In me non c’era più il desiderio di fare del male agli altri, ma anzi in ogni mio discorso dicevo sempre che avrei pregato per loro affinchè Dio potesse cambiare la vita di tutti. Chi mi ascoltava rimaneva freddato e stupito.
Dopo aver scontato gli ultimi anni di carcere, dal 2004 uscisti nel 2011, il tuo unico desiderio era diventato quello di formarti una famiglia. Ci racconti?
Io leggo molto la Bibbia, attraverso di essa Dio parla ai nostri cuori ed ero consapevole che il Signore voleva rendermi felice, chiedevo a Lui di formarmi una famiglia e di aiutarmi a trovare la compagnia della mia vita, affinchè potesse diventare mia moglie.
Il Signore non tardò nell’esaudire la mia preghiera e mi fece conoscere una sorella di fede evangelica, durante un mio giro missionario nelle chiese. Da lì, ci conoscemmo, ci fidanzammo e insieme decidemmo di formare una famiglia con la Benedizione del Signore.
Tutto ciò che facevamo, lo facevamo perché Dio ci aveva dato la conferma che noi eravamo una coppia stabilita da Lui.
Cosa vuoi dire ai lettori?
Vorrei dire quello che solitamente ripeto nelle mie testimonianze e cioè che nella vita, un ragazzo o una persona in generale, può desiderare di diventare un uomo d’affari in modo onesto ma dentro il cuore di ogni essere umano c’è sempre un vuoto e questo vuoto non può essere riempito da una moglie, da un lavoro, da un conto in banca ma soltanto da Gesù Cristo.
Se permettiamo a Gesù di riempire il nostro cuore con la Sua presenza e con il suo amore, tutto il resto ci verrà dato in abbondanza. La vera felicità sta nel fatto di vivere la propria vita conformandosi alla volontà di Dio.
Siamo stati creati da Dio per compiere la Sua volontà e non per vivere secondo i nostri piaceri, siamo stati creati per vivere liberi nell’amore, nella fedeltà, nell’onestà e nella giustizia. Dio sa cos’è meglio per ogni Sua creatura.
Solo Gesù deve prendere il pieno controllo della nostra vita perché se non è Gesù a farlo, sappiamo benissimo che è un’altra entità e se non è il bene a comandare la nostra vita allora è il male che viene dal diavolo.
Oggi purtroppo questa realtà negativa spirituale, non fa altro che prendersela con la vita dei giovani per poterla distruggere. Voglio dire a tutti i giovani che vivono una vita sbandata, di fermarsi e fare un passo indietro riconoscendo che c’è un Dio che li aspetta e li ama. Riconoscendo questo sentiranno la pace e la gioia nei loro cuori.
Quello che Gesù mi ha donato nella mia vita, non l’ho mai ricevuto da nessuno neanche quando ero circondato da tante donne, da tanta cocaina e da tanti soldi perché l’amore di Gesù colma tutti i vuoti del cuore.
Servizio di Rita Sberna
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