Questa storia vera, con un triste inizio in Cina e un lieto fine nei Paesi Bassi, è un messaggio ricco di speranza. I protagonisti sono Xueli, una ragazzina albina nata in una nazione che considera l’albinismo praticamente al pari di una disgrazia da nascondere, e una donna olandese, Joeke Abbing.
Da tempo Joke desiderava adottare un bimbo con problemi di salute cui offrire la possibilità di un’esistenza serena. Per questo motivo aveva optato per un’adozione internazionale. La sua strada si è dunque incrociata con quella di Xueli ed è iniziato un percorso di vita nuovo. Per molti cinesi, a causa di una superstizione difficile da debellare, i bambini albini portano sfortuna, e quando ne nasce uno la famiglia fa in modo di allontanarlo. La stessa sorte era toccata a Xueli: quando aveva 8 mesi di vita fu lasciata davanti alla porta di un commissariato di polizia, dove un’agente l’accompagnò in un orfanotrofio. La piccola però era costretta a stare tutto il giorno in una camera buia poiché una tipica patologia da cui sono affetti gli albini è la sofferenza che la luce provoca agli occhi, la cui efficienza è ridotta all’8-10%.
Quando Joke incontrò Xueli per la prima volta la piccola aveva 3 anni e non sapeva né parlare né camminare. Il suo destino sarebbe stato quello di continuare a vivere in una cameretta con le tende chiuse tutto il giorno, senza neanche la possibilità di andare a scuola. Accettò subito di prenderla con sé e di portarla in Olanda, a Rotterdam, dove a casa l’aspettava una sorellina, Yara (figlia naturale). Da allora l’ondata d’amore che ha colto questa madre coraggiosa davanti a quel pulcino indifeso, salvato da una società che la considerava come uno scarto, si è sciolta in un mare di gioia.
Adesso Xueli ha 12 anni e conosce la sua storia: a un giornalista del quotidiano olandese AD ha dichiarato che fatica a riconciliarsi con la madre biologica perché «non si deve mai rinunciare al proprio figlio», pur capendo che non poteva offrirle una vita serena e un futuro. In fondo l’aveva rifiutata solo perché aveva un colore di pelle, capelli e occhi diverso da quelli degli altri bambini.
Per questo la ragazzina ha accettato l’offerta di una stilista di moda cinese (che per caso aveva visto la sua fotografia in un giornale) per fare una sfilata di abiti per bambini a Hong Kong. «È stata un’esperienza veramente speciale – ha detto la sua nuova madre olandese –. Xueli è tornata nel suo Paese per mostrare a tutti che in lei non c’è nulla di raro o di strano ma, al contrario, qualcosa di unico. Potersi mostrare in pubblico, in una terra dove le bimbe come lei vengono abbandonate o tenute segregate, le ha dato molta forza. È stato un modo per gridare a tutto il mondo che ogni essere umano, anche con un problema dettato dalle caratteristiche del proprio corpo, può diventare una persona felice e realizzata se trova qualcuno che le offre amore, cure e protezione».
Fonte www.avvenire.it/Maria Cristina Giongo