I cristiani stanno scappando dall’invasione dell’Isis nel Nord-Est della Siria. È quanto afferma monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, raggiunto telefonicamente questa mattina dal Tg2000 per avere notizie dei 90 cristiani rapiti dai miliziani dell’Isis che, stando alle agenzie locali e a quanto riportato dal settimanale americano “Newsweek”, hanno bruciato una delle chiese più antiche della Siria sulle colline nel Nord-Est del Paese, dopo un assalto a due villaggi nella provincia di Hassakeh. “Le notizie che ho potuto avere da quella zona lì, che è sempre stata a rischio perché si trova nella zona di Kobane (città da cui, come si sa, i jiahidisti hanno dovuto ritirarsi dopo l’avanzata dei curdi), dicono che i combattenti dell’Isis sono piombati giù dalle montagne. Ora, in quella zona, da quello che ho saputo da fonti sul posto, ci sono 11 villaggi abitati in prevalenza da cristiani assiri e nestoriani”. Il nunzio parla di un’“invasione” da cui i cristiani stanno scappando: “Un certo numero di famiglie si sono rifugiate ad Hassaké e un’altra parte è andata verso Qamishly, un po’ più a Est”.
“I jihadisti cacciati da una parte – spiega – si prendono altre zone, altri villaggi”. Prudente sui numeri legati a questa avanzata (“bisogna andare cauti perché le notizie sono molto difficili da avere in questo stato di guerra”), monsignor Zenari sottolinea il “dolore trasversale che colpisce in questo momento tutte le minoranze religiose, dunque anche i cristiani”. “La Siria ormai – aggiunge – è bagnata dal sangue, da Nord a Sud, da Est a Ovest. All’inizio c’erano strade e piazze bagnate dal sangue, adesso anche nel deserto, in questa vasta pianura della Mesopotamia, ci sono macchie di sangue dappertutto. È il sangue dei cristiani ma anche di credenti di altre religioni. Qui a Damasco, nel cosiddetto campo quartiere palestinese di Yarmouk, vi sono ad esempio 18.500 palestinesi che da mesi non hanno più nemmeno una goccia d’acqua”. Fonte: Agenzia Sir