Zona gialla, zona arancione, zona rossa o addirittura rosso scuro? È il tormento delle regioni italiane in tempo di pandemia da Covid-19.
L’ultima nata delle zone a colori è quella rosso scuro, coniata dall’Union europea, che ravviva i tormenti che si ripercuotono su cosa poi si possa realmente fare nelle regioni italiane, con spostamenti sì e spostamenti no a seconda del colore.
Ma non solo: negozi e centri commerciali chiusi o aperti, e poi scuole, palestre, piscine, bar, ristoranti e tante altre attività aperte al pubblico o non ancora riaperte che da mesi aspettano di vedere l’allentamento delle misure per il contenimento del virus per tornare a respirare a pieni polmoni, economicamente parlando e non solo.
Le ordinanze del ministro della Salute Roberto Speranza, in vigore dal 24 gennaio 2021 sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia, collocano in area arancione Lombardia e Sardegna e confermano sempre in area arancione Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Complessivamente, quindi, la ripartizione delle Regioni e Province Autonome nelle aree gialla, arancione e rossa è la seguente:
1) area gialla: Campania, Basilicata, Molise, Provincia autonoma di Trento, Toscana
2) area arancione: Abruzzo, Calabria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Veneto, Piemonte, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta
3) area rossa: Provincia Autonoma di Bolzano, Sicilia.
Tra litigi e scaramuccie in Italia tra presidenti delle regioni e governo, l’Ue introduce la zona “rosso scuro” per Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna e Alto Adige, quattro territori candidati alla nuova classificazione di ‘off limits’ per alta intensità del contagio. Con obbligo di test e quarantena per poter viaggiare, tra i principali inconvenienti. Pronta la risposta dei governatori italiani: «Mi sembra una cosa molto aleatoria, che non accadrà – dice il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga -. Già i dati di questa settimana mostreranno che saremo sotto i famosi 500 per 100 mila abitanti». Inoltre, «questo tipo di parametro, che abbiamo abolito per il calcolo delle nuove zone in Italia, cioè l’incidenza dei contagi su 100 mila abitanti, è sbagliato perché penalizza i territori che fanno più tamponi».
Quanto al Veneto, «c’è da parte del presidente Luca Zaia un’interlocuzione con il ministro Speranza, che sarà interlocutore con l’Ue», afferma l’assessore veneto alla Salute Manuela Lanzarin. «Quei parametri sono superati – ribadisce – perché l’incidenza dei positivi su 100 mila abitanti risale a 15 giorni fa, e vediamo invece che l’andamento delle emergenze è in continua diminuzione».
L’Emilia Romagna, con Stefano Bonaccini, si è detta certa già ieri che con il miglioramento della curva dei contagi la zona rosso scuro non ci sarà
Fonte: Il Messaggero edizione on line
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